Descrizione
La storia del sito neolitico di «Campagne di Lugo» iniziò in un fine settimana del 1990 quando ci si apprestava a scavare per uno nuovo capannone. Già dai primissimi rilievi della stratigrafia fu chiaro che i reperti emersi erano riferibili al Neolitico antico, cioè ai primi agricoltori giunti nei Lessini magari risalendo, dalla riva sinistra dell’Adige, la Val Pantena.
Fra i primi reperti, la presenza di alcuni ciottoletti di porfido atesini usurati da intensa percussione suggeriva l’interesse principale di quel gruppo: la ricerca della selce !
Gli scavi seguenti (1990-2005) dell’Università di Trento rivelarono che si trattava di un vero e proprio villaggio (datato 7300 – 4730 anni fa circa) , recintato da una palizzata che aveva incluso capanne, focolari e aree di lavorazione della selce.
La complessità «etnica» del sito è documentata da alcune asce levigate, prodotte con pietre «importate» dal Piemonte, ma anche dalla presenza di vasellame tipico di «etnie» padane e adriatiche.
Era un «villaggio» di specialisti connessi ad una rete di scambi estesa a gran parte della pianura padana e atesina, con punte più meridionali.
La tipologia di una parte dei vasi rinvenuti suggerisce contatti con i gruppi neolitici della pianura mantovana (facies Vho), modenese (facies Fiorano) e persino della costa abruzzese (facies di Catignano).
I cereali coltivati erano orzo e farro, inoltre venivano sicuramente raccolte nocciole e ghiande.
Gli scarsi resti faunistici conservati indicano più allevamento (bovini, caprovini e rari maiali domestici) che caccia.
La quantità e la «artigianalità» dei manufatti, ma anche l’aver posizionato il sito su un conoide allora in prevalenza ghiaioso (perciò inadatto ai coltivi del primo Neolitico) confermano che si trattava di una comunità specializzata nella ricerca della selce, per produrre «in serie» lame e nuclei da «esportare» su distanze medio-lunghe.
Modalità d'accesso
Accesso libero
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 13 novembre 2023, 16:34